Le competenze scolastiche dei nostri ragazzi sono relegate nei livelli bassi delle classifiche internazionali. L’ultima indagine Ocse-Pisa del 2018 (si effettua ogni tre anni) ha assegnato ai nostri quindicenni 476 punti in Lettura (11 in meno rispetto alla media Ocse), 487 in Matematica (meno 2) e 468 in Scienze (21 sotto la media).
I colpevoli siamo noi , oramai over 40, che non ci siamo accorti di nulla e ancora più colpevoli sono stati quei politici, di tutte e due le fazioni, che pensano che la scuola deve “formare” solo per il lavoro e non più dal punto di vista “ culturale”.
La celebre terzina "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" è la sintesi del profondo pensiero di Dante, il quale considerava la ricerca e il conseguimento delle virtù e della conoscenza, cioè del sapere trascendente, la vera ragione dell'esistenza umana.
Il disastro è iniziato con Letizia Moratti, ministro del governo Berlusconi II dal 2001 al 2005 che per la scuola auspicava un asse formativo facente perno sulle tre “i”: Inglese, Impresa e Informatica, vi ricordate ?
Lo sfacelo è continuato anche da parte del PD con il ministro Stefania Giannini, in carica dal 2014 al 2016, che con il Governo Renzi ha dato il via alla cosiddetta Buona Scuola. Della stessa sono ancora in vigore l’alternanza scuola lavoro, ridefinita nelle ore e ribattezzata “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento".
Lo studio è già un lavoro molto impegnativo e importante, l'alternanza è l’emblema del ruolo passivo della scuola alle esigenze del mercato.
Inculcare nei giovani che lo studio serve solo per il lavoro è terribile e genera mostri.
Secondo dati del governo britannico, circa otto milioni di adulti in Inghilterra hanno le capacità di calcolo dei bambini della scuola primaria, mentre il 60 per cento degli alunni svantaggiati a 16 anni non ha competenze matematiche di base. Il primo ministro vuole rendere quindi lo studio della matematica obbligatorio fino ai 18 anni.
Noi come al solito siamo controcorrente.