Rischio elettrico
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1584-2018 - IEEE Guide for Performing Arc-Flash Hazard Calculations
La valutazione del rischio di Arc Flash (arco elettrico con radiazione - art. 80 commi 1 e 2 del D.Lgs 81/08) si riferisce alla probabilità che un fenomeno Arc Flash possa verificarsi a seguito di lavori elettrici effettuati su quadri elettrici con pannelli aperti durante un corto circuito. La valutazione Arc Flash è parte integrante della valutazione del rischio elettrico.
Lo scopo della valutazione è quello di analizzare i sistemi di alimentazione allo scopo di calcolare l'energia incidente a cui gli addetti che operano sui quadri elettrici potrebbero essere esposti durante le operazioni e i lavori di manutenzione. I datori di lavoro e i servizi HSE possono utilizzare queste informazioni per fornire una protezione adeguata agli operatori in conformità con i requisiti degli standard di sicurezza elettrica applicabili.
Leggi tutto: Valutazione ARC FLASH (Arco elettrico con radiazione)
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di Ing. Roberto Piccin
In generale è sempre buona regola evitare l’utilizzo delle PROLUNGHE MULTIPRESA (dette in gergo “ciabatte”). Il motivo per cui vengono utilizzate è spesso legato alla volontà di “estendere” l’impianto elettrico presente (infatti in aziende con utilizzo smodato di “ciabatte” l’impianto è spesso datato e necessita di un’ampliamento e/o revamping).
Se si utilizza una prolunga multi presa (o anche una semplice prolunga) con filo lungo ad esempio 6 m , e all’estremità della prolunga stessa si collega un’apparecchiatura elettrica, si realizza la seguente configurazione:
- Impianto Elettrico (fino alla presa della parete, in cui inserisco la spina della prolunga).
- Prolunga Elettrica (multipresa o no).
- Apparecchiatura Elettrica (la cui spina viene collegata alla presa della prolunga).
Si comprende che questa configurazione è temporanea e deve essere realizzata con i materiali idonei (cavo adatto ad una posa soggetta a sollecitazioni meccaniche, di fatto quindi calpestatile, blocco multi presa o “ciabatta” adatta all’ambiente in cui ci si trova (industriale o civile non è la stessa cosa).
Dal punto di vista della sicurezza elettrica:
- Impianto Elettrico: c’è un progetto, ci sono gli schemi elettrici, è presente la Dichiarazione di Conformità alla Regola dell’Arte emessa dall’installatore (ai fini del D.M. 37/2008) e ogni 2 o 5 anni avviene la verifica dell’impianto di messa a terra da parte di Ispettore di un Organismo Notificato.
- Prolunga Elettrica: è un “punto debole” della catena e non fa parte dell’Impianto Elettrico propriamente detto.
- Apparecchiatura Elettrica: è un prodotto recante Marcatura CE e sarà disponibile anche la relativa Dichiarazione di Conformità CE/UE ; la Dichiarazione di Conformità alla Direttiva Bassa Tensione (LVD – Low Voltage Directive) assicura la Sicurezza Elettrica.
Qualora vengano utilizzate le prolunghe (a una presa o del tipo multi presa o “ciabatte”), il loro utilizzo dovrebbe essere TEMPORANEO e non permanente: nel senso che posso utilizzare una prolunga perché ad esempio devo collegare il computer di un consulente o il videoproiettore per una presentazione/lezione o per una manutenzione occasionale, ma quando finisce l’intervento dovrei “smantellare” il tutto e riporre con cura la prolunga per la prossima situazione temporanea. Durante i sopralluoghi aziendali spesso questa condizione di “temporaneità” nell’utilizzo delle prolunghe NON viene soddisfatta, bensì queste configurazioni diventano delle installazioni permanenti.
Fatta questa premessa, spesso negli ambienti di lavoro si incontra la seguente tipologia di prolunga multi presa (“ciabatta”):
Questa tipologia di multi prese è destinata per un utilizzo “domestico o similare” ; non si ritengono adatte per ambiente Industriale , come minimo per le seguenti carenze tecniche:
- l’involucro della “ciabatta” non è molto resistente agli urti e all’ambiente industriale;
- il cavo della “ciabatta” non ha le caratteristiche per ambienti industriali (per esempio ha poca resistenza alle sollecitazioni meccaniche o ha poca resistenza agli oli minerali e ai grassi industriali);
- gli alveoli delle prese della “ciabatta” NON sono protetti.
Si ritiene che l’utilizzo temporaneo di prolunghe multipresa previste per ambiente “domestico o similare” possa essere ammesso negli uffici, salette, ecc. degli ambienti di lavoro in quanto assimilabili a un ambiente domestico; accorgimento importante, però, per eliminare la terza criticità sopra riportata (alveoli delle prese non protette) si raccomanda che siano posizionate rialzate dal pavimento, così da evitare che sversamenti accidentali di liquidi (ad esempio durante le operazioni di pulizia dei locali) possano entrare negli alveoli e aumentare conseguentemente il rischio elettrico. Per gli altri ambienti industriali (non domestici) , anche se l’utilizzo sarà temporaneo, si raccomanda di NON utilizzare “ciabatte” di tale tipologia. In realtà non è facile trovare sul mercato “ciabatte” simili a quella della figura qui sopra ma destinate per un ambiente industriale. Una delle ragioni è che per l’ambiente industriale i fabbricanti prevedono le spine e le prese di tipo industriale.
Con tale tipologia di prolunghe multi presa industriali, vengono garantite quelle che erano le criticità delle “ciabatte” per uso domestico; infatti:
- l’involucro della prolunga multi presa è molto resistente agli urti e all’ambiente industriale;
- il cavo della prolunga ha le caratteristiche per ambienti industriali (per esempio, resistenza alle sollecitazioni meccaniche e resistenza agli oli minerali e ai grassi industriali);
- gli alveoli delle prese della prolunga sono protetti.
Spesso, dove si tratta di sostituire le “ciabatte” per uso domestico con altre adatte per ambienti industriali, c’è la necessità che le prese non siano industriali (blu per alimentazioni elettriche a 230 V o rosse per alimentazioni a 400 V) bensì della tipologia “UNEL” (o Schuko). Purtroppo non c’è molta offerta da parte dei fabbricanti di materiale elettrico di prolunghe industriali che definirei “ibride” (cioè che abbiano le caratteristiche per ambienti industriali ma mantenendo le prese di forma simile a quella “domestica”). Da una breve ricerca in internet si riporta un esempio di tale tipologia di prolunga multi presa:
Il fabbricante dichiara tale “ciabatta” adatta per cantieri. Per quanto riguarda la robustezza della “ciabatta” e la sua protezione dall’entrata di liquidi (quelle che sono le criticità delle “ciabatte” per ambiente domestico) sono garantite dalle seguenti prestazioni:
- involucro della prolunga multi presa : alloggiamento in plastica di alta qualità e resistente agli urti (top quality and break-resistant plastic);
- cavo della prolunga : è un cavo di tipologia “H07RN-F”; le principali caratteristiche di tale tipologia di cavi elettrici sono le seguenti:
- Non propagazione della fiamma;
- Eccellente flessibilità;
- Buona resistenza alle sollecitazioni meccaniche;
- Ottima resistenza agli oli minerali e ai grassi industriali;
- Resistente all’acqua (AD6);
- Buona resistenza all’ozono e agli agenti chimici.
- Alveoli delle prese della prolunga : Grado di Protezione IP54 (quindi buona protezione contro l’entrata di corpi solidi e liquidi).
Un’altra tipologia di prolunga multi presa adatta per ambienti industriali è la seguente:
Ponzano Veneto, li 18 aprile 2022
Dott. Ing. Roberto Piccin
Perito Elettrotecnico
Ingegnere Elettrico
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Viene utilizzato a tutela della salute umana in caso di guasto verso terra (dispersione elettrica) o folgorazione fase-terra, fornendo dunque protezione anche verso shock elettrico, sia diretto sia indiretto, sulle persone esposte. E’ detto differenziale, perché basa il suo funzionamento sulla rilevazione dell'eventuale differenza di correnti elettriche rilevata in ingresso e in uscita al sistema elettrico in caso di dispersione.
Quando la corrente uscente (freccia grigia) è uguale alla corrente entrante (Freccia blu) il flusso magnetico all'interno del toroide è nullo. Se il flusso è nullo sui terminali delle spire rosse (bobina di sgancio) la tensione è nulla. In caso di sbilanciamento delle correnti il flusso magnetico è diverso da zero di conseguenza la bobina di sgancio scatta.
Il dispositivo deve essere sempre presente e va testato almeno una volta al mese.
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Il sistema di distribuzione dell’energia elettrica più diffuso è il sistema TT. Dalla cabina di trasformazione fuoriescono tre linee trifase e il neutro. Le tensioni sulle tre linee trifase sono sfasate di 120 °, questo implica che tra fase e fase la tensione è di 400 V. Mentre se si prende una fase e il neutro la tensione è pari a 220 V. Ne deriva che in una fornitura trifase (industriale) possiamo avere due tensioni diverse, a seconda dell’utilizzo.
Normalmente per gli impianti “civili” si utilizza la 230 V (uffici, PC, illuminazione) mentre per motori e impianti in generale la trifase. La tipologia di impianti viene identificata con due colori diversi, blu per la 230 V e rossa per la trifase.
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In questi casi è necessario adottare le misure di sicurezza elettrica previste dalle normative vigenti ovvero, la presenza un interruttore differenziale ad alta sensibilità (30 mA) con collegato a massa il Neutro del generatore. La messa a terra del gruppo elettrogeno è obbligatoria in questa configurazione per assicurare la protezione contro i contatti indiretti da parte dell’interruttore differenziale. Collegare il generatore ad un impianto di terra (eventuale dispersore) tramite un cavo di sicura efficienza utilizzando il morsetto di messa a terra presente sulla macchina.
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La protezione contro le scosse elettriche da contatti indiretti è assicurata dalla protezione per “separazione elettrica” con collegamento equipotenziale tra tutte le masse del gruppo elettrogeno. Il generatore NON è dotato di interruttore differenziale in quanto i suoi avvolgimenti non sono collegati a massa, di conseguenza la macchina NON deve essere intenzionalmente collegata a un impianto di terra.
La limitazione dell’estensione del circuito elettrico è fondamentale per la sicurezza, si raccomanda di non alimentare impianti con lunghezza superiore a 200 metri. È importante che i cavi di alimentazione delle apparecchiature siano dotati del conduttore di protezione, cavo giallo-verde, in modo da assicurare il collegamento equipotenziale tra la massa delle apparecchiature e la massa della macchina; questa disposizione non è valida per le apparecchiature a doppio isolamento o con isolamento rinforzato. Le masse equipotenziali non vanno collegate a terra. La protezione per separazione elettrica NON è più adatta nel caso la macchina sia destinata ad alimentare impianti complessi o situati in ambienti particolari.
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Nel caso di lavori non elettrici (ad esempio tinteggiature, lavori di muratura, pulizie, uso di mezzi di trasporto con bracci o gru, potature) svolti nelle immediate vicinanze di linee elettriche non protette (ad esempio elettrodotti e linee 3 kV), devono essere rispettate distanze di sicurezza come riportato di seguito.
D.Lgs. 81/2008 - Articolo 83 - Lavori in prossimità di parti attive
Non possono essere eseguiti lavori non elettrici in vicinanza di linee elettriche o di impianti elettrici con parti attive non protette, o che per circostanze particolari si debbano ritenere non sufficientemente protette, e comunque a distanze inferiori ai limiti di cui alla tabella 1 dell’ALLEGATO IX.
Distanze di sicurezza da parti attive di linee elettriche e di impianti elettrici non protette o non sufficientemente protette da osservarsi, nell’esecuzione di lavori non elettrici, al netto degli ingombri derivanti dal tipo di lavoro, delle attrezzature utilizzate e dei materiali movimentati, nonché degli sbandamenti laterali dei conduttori dovuti all’azione del vento e degli abbassamenti di quota dovuti alle condizioni termiche.
Un (kV) |
D (m) |
≤ 1 |
3 |
1 < Un ≤ 30 |
3,5 |
30 < Un ≤ 132 |
5 |
> 132 |
7 |
In ambito ferroviario si definisce anche la zona di rispetto. La linea aerea di contatto è soggetta ad usura, poiché su di essa striscia il pantografo. Lo stesso pantografo è soggetto a forti sollecitazioni meccaniche e potrebbe sviare o rompersi. In questi casi, la linea di contatto rotta, o il pantografo, in tensione potrebbero toccare parti metalliche, che assumono tensioni pericolose. Si definisce zona della linea aerea di contatto l’insieme dei punti che possono essere raggiunti dalla linea aerea di contatto in tensione che abbia subito danni. Analogamente, la zona del pantografo è l’insieme dei punti che possono essere raggiunti da parti in tensione di un pantografo danneggiato o che abbia sviato.
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- I lavoratori devono essere informati e formati sul rischio elettrico e sul corretto utilizzo degli apparecchi/attrezzature elettriche, conformemente alle indicazioni del costruttore;
- Fare in modo che tutti i quadri elettrici e attrezzature elettriche accessibili agli utilizzatori generici abbiano un grado di protezione almeno IP 2X (o IP XXB) (cioè protetti dal possibile contatto con un dito);
- Divieto di manomissione dell’impianto o degli apparecchi/attrezzature;
- Nel togliere la spina dalla presa non tirare mai il cavo e ricordare di spegnere sempre l’apparecchio utilizzatore prima di togliere la spina. In caso contrario si potrebbe danneggiare il cavo o l’involucro della spina rendendo accessibili le parti in tensione. Se la spina non esce, evitare di tirare con forza eccessiva, in quanto si potrebbe strappare la presa dal muro;
- Verificare sempre l’integrità dell’isolamento dei cavi di alimentazione (comprese le prolunghe) degli apparecchi e degli apparecchi stessi prima e durante il loro utilizzo: in caso si rilevino danneggiamenti, non intervenire sull’apparecchio e chiamare la manutenzione;
- Quando una spina si rompe occorre farla sostituire. Non tentare di ripararla con nastro isolante o con l’adesivo. Evitare assolutamente riparazioni o interventi “fai da te” (in particolare per spine, adattatori, prese multiple, prolunghe);
- Prolunghe e cavi devono essere posati in modo da evitare deterioramenti per schiacciamento o taglio; inoltre, si deve evitare di introdurre un rischio di inciampo. Non fare passare cavi o prolunghe sotto le porte. Si deve ricordare che dette prolunghe e cavi, se deteriorati, possono costituire pericolo anche per chi effettua le operazioni di pulizia del pavimento con acqua, detergenti o panni bagnati;
- Non utilizzare mai l’acqua per spegnere un incendio di natura elettrica. Sezionare l’impianto e utilizzare estintori a polvere o ad anidride carbonica (CO2);
- Devono essere utilizzate solamente apparecchiature/attrezzature aziendali o, in ogni caso, autorizzate dal responsabile aziendale (ad esempio Preposto di reparto) (non stufette, fornelli, macchine per caffè, ventilatori, ecc. portati da casa).
- Fare il minore uso possibile di prese multiple, ciabatte, in quanto mezzi più soggetti a cortocircuiti, scintille, deformazioni meccaniche, presenza di fili scoperti. Sono inoltre soggetti a calpestamenti e fonte di inciampo con conseguenze gravi.
- Non collegare a cascata prese multiple e adattatori in quanto la presenza di molti dispositivi utilizzatori può sovraccaricare la presa principale;
- Non inserire a forza una spina Schuko in una spina a pettine.
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Questa sezione si riferisce ad impianti “civili” come per esempio uffici, magazzini, sale riunioni ed essenzialmente alle misure previste “strutturali” a prescindere dalle attività svolte. Le indicazioni proposte sono da intendersi a partire dal contatore della fornitura. Per esempio, se una struttura ha due o più forniture (contatori) sarà necessario sviluppare i punti descritti di seguito per ogni fornitura.
Dichiarazione di conformità
La rispondenza degli impianti elettrici ai requisiti di legge, ossia la realizzazione degli impianti secondo la “regola dell’arte” è da considerarsi un prerequisito per la sicurezza dell’impianto elettrico. In altri termini, la verifica di conformità degli impianti è un’attività che deve essere svolta a monte della valutazione del rischio e che, se non dà luogo ad un riscontro positivo, determina già una condizione di rischio inaccettabile. La valutazione del rischio elettrico si concentra poi sui rischi residui, ovvero sui rischi non già prevenuti o protetti da una progettazione e realizzazione a regola d’arte, ed in particolare dai rischi connessi:
- ad una non idonea manutenzione e verifica degli apparecchi ed impianti elettrici;
- ad una carente informazione dei lavoratori sui rischi di natura elettrica;
- ad una insufficiente formazione sul corretto utilizzo degli apparecchi ed impianti elettrici.
Il datore di lavoro che intende garantire la conformità degli impianti deve accertarsi che gli impianti elettrici presenti nei locali siano installati nel rispetto delle specifiche disposizioni legislative e regolamentari applicabili, in particolare, che gli impianti elettrici siano progettati ed installati a regola d’arte, verificando la documentazione di progetto e le dichiarazioni di conformità rilasciate dagli installatori o facendo periziare l’impianto richiedendo il rilascio della dichiarazione di rispondenza ai sensi del D.M. 37/08 (o ex Legge 46/90).
Scariche atmosferiche
Il datore di lavoro deve accertarsi inoltre che i fabbricati risultino protetti dalle scariche atmosferiche (art. 84 del D.lgs. 81/08), ovvero, se non autoprotetti, dotati di idonei sistemi di protezione contro le scariche atmosferiche in conformità alle norme tecniche, in particolare norma CEI EN 62305-2.
Manutenzione impianti
Il datore di lavoro deve assoggettare gli impianti a regolare manutenzione e verifica in base ad un programma di controlli predisposto tenendo conto delle disposizioni legislative vigenti, delle indicazioni contenute nei manuali d’uso e manutenzione delle apparecchiature ricadenti nelle direttive specifiche di prodotto e di quelle indicate nelle pertinenti norme tecniche, comprovando con idonee registrazioni l’effettuazione di tale attività di manutenzione.
Verifiche D.P.R. 462/01 “Messa a terra”
Il datore di lavoro deve assoggettare gli impianti alle previste verifiche periodiche di cui al D.P.R. 462/01 (attività documentata per mezzo dei verbali rilasciati dal soggetto verificatore).
Segnaletica quadri elettrici
Su un quadro elettrico, oltre alla marcatura CE, è obbligatorio porre l’indicazione dei circuiti comandati e/o protetti e la targa. L’indicazione dei circuiti comandati e/o protetti deve essere posta in corrispondenza dei relativi dispositivi di manovra e/o di protezione, identificabili anche sui componenti interni dell’equipaggiamento e sugli schemi. La targa con riportati in modo indelebile, visibile e leggibile a quadro installato:
- nome o marchio del costruttore;
- tipo o altro modo di identificazione del quadro;
- tensioni nominali Ue di impiego;
- tensioni nominali Ui di isolamento;
- tensioni nominali dei circuiti ausiliari, se del caso;
- frequenza nominale, in caso di corrente alternata;
- corrente nominale del quadro Inq;
- il grado di protezione se superiore a IP2XC;
- la norma tecnica di riferimento.
Apporre sui quadri il seguente segnale: “Tensione elettrica pericolosa”, espressamente prescritto solo quando non è mostrato chiaramente, in altro modo, di contenere dispositivi elettrici.
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Per la gestione del rischio elettrico il D.lgs. 81/08 prevede che il datore di lavoro effettui una valutazione del rischio tenendo conto delle caratteristiche specifiche del lavoro, dei rischi presenti nell’ambiente di lavoro e delle condizioni di esercizio prevedibili.
È necessario distinguere il caso in cui l’esposizione al rischio elettrico derivi dalla presenza o dall’uso di apparecchi o impianti, dal caso in cui si debba operare direttamente su parti attive di impianti elettrici non protette mediante isolamento, o “vicino” ad esse.
Nel primo caso, i lavoratori sono considerati utenti generici degli impianti e delle apparecchiature messi loro a disposizione, che dovrebbero risultare sicuri in quanto realizzati a regola d’arte. In una fase iniziale, pertanto, il compito del datore di lavoro sarà quello di garantirsi che le sorgenti di rischio elettrico rese disponibili ai propri lavoratori siano progettate, costruite ed installate a regola d’arte, in conformità alle norme applicabili, tenendo conto proprio delle caratteristiche del lavoro, della classificazione degli ambienti e delle condizioni di rischio specifiche, nonché delle possibili condizioni di esercizio.
Per far ciò dovrà avvalersi della documentazione, delle dichiarazioni di conformità e delle altre attestazioni espressamente previste dalla legge. Dovrà altresì verificare che, pur in presenza di tali documenti e attestazioni, gli impianti, gli apparecchi e gli organi di collegamento mobile non presentino vizi palesi all’atto della messa in servizio e siano idonei alle effettive condizioni di installazione e di impiego. Il livello di sicurezza così conseguito dovrà poi essere mantenuto mediante la formazione generale dei lavoratori e l’adozione di opportune procedure di uso e manutenzione, nonché mediante l’effettuazione di verifiche e controlli periodici.
Nel caso in cui si debba operare direttamente su parti attive non protette di impianti elettrici, o “vicino” ad esse, per gestire adeguatamente il rischio elettrico sono indispensabili la formazione specialistica dei lavoratori, l’adozione di specifiche procedure di lavoro e di idonei dispositivi di protezione collettivi ed individuali, secondo quanto prescritto dalle leggi e dalle norme tecniche applicabili.
Il rischio elettrico deriva dagli effetti dannosi che la corrente elettrica può produrre all'uomo in modo diretto (quando il corpo umano è attraversato da corrente) o indiretto (ad es. incendio dovuto a causa elettrica). n generale i pericoli legati alla corrente elettrica derivano da:
- Shock elettrico.
- Arco elettrico.
- Incendio di origine elettrica.
Il passaggio di una corrente elettrica nel corpo umano produce una sensazione dolorosa sempre pericolosa e talvolta mortale. Possiamo distinguere due modalità con cui si può verificare l’elettrocuzione:
- Per contatto diretto del corpo.
- Per contatto indiretto con un oggetto accidentalmente in tensione rispetto a terra.
La corrente elettrica, attraversando il corpo umano, può causare:
- Tetanizzazione (contrazione spasmodica dei muscoli) fino alla paralisi respiratoria;
- Fibrillazione (contrazione scoordinata) del muscolo cardiaco fino all’arresto;
- Lesioni neurologiche del midollo spinale (paralisi temporanea).
- Ustioni dirette, superficiali e profonde (sviluppo calore per effetto joule).
- Ustioni indirette: l’effetto termico provocato dalla circolazione di corrente (anche a bassa tensione) può portare la temperatura di parti di apparecchiature a livelli pericolosi. Non trascurabile il danno provocato agli occhi e alla pelle (ustioni) da radiazioni ultraviolette emesse dall’arco
- Traumi per urti e cadute conseguenti all’elettrocuzione.
La valutazione si basa sull’analisi della documentazione aziendale, su un esame visivo degli ambienti di lavoro, delle macchine, degli impianti, dei metodi di lavoro e non su prove funzionali. L’esame non riguarda in nessun caso aspetti di corretta progettazione/dimensionamento delle strutture, dei componenti o degli impianti (compresi gli impianti a bordo macchina od a servizio della stessa).
Il livello di sicurezza così conseguito dovrà poi essere mantenuto mediante la formazione generale dei lavoratori e l’adozione di opportune procedure di uso e manutenzione, nonché mediante l’effettuazione di verifiche e controlli periodici.